Questo nostro tempo – Humanity first

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“America first”: l’espressione viene da quel campione di democrazia di nome Donald Trump; campione anche delle sparate senza senso che deve normalmente rimangiare. E’ il grido che sottintende in modo evidente “noi negli Stati Uniti stiamo bene e voi straccioni del Sudamerica non venite ad intralciare il nostro benessere, per cui abbiamo intenzione di erigere un muro che sbarri qualsiasi entrata dal Messico a noi. Noi peraltro continueremo a coltivare i nostri interessi sulle foreste dell’Amazzonia, sulle fonti di petrolio di Venezuela e via di questo passo”. Purtroppo questo Presidente sta umiliando l’America e soprattutto la tradizione democratica americana che ha visto gli Stati Uniti sacrificare un notevole numero di propri giovani nelle due guerre mondiali del ‘900 per riportare la democrazia in Europa. Purtroppo c’è in Italia qualcuno che vuole imitare in modo pappagallesco il grido trumpiano con “Italy first”. Di fronte alla tradizionale nostra forma di ospitalità e di cortesia i nostri governanti attuali si sono impegnati a sbarrare le porte perché nessun povero disgraziato sbarchi sulle nostre coste. La cosa più ovvia sarebbe stata quella di aumentare i controlli al fine di produrre una selezione intelligente degli ingressi. Per evitare l’estendersi della delinquenza, già notevolmente presente nel nostro Paese a causa della mafia, è necessario controllare chi viene a soggiornare presso di noi; le persone indiziate di reati o giovani che lasciano il loro paese senza alcun motivo vanno rispediti nella terra d’origine; ma ci sono tante persone, tante famiglie con figli piccoli che cercano un luogo ove condurre una vita più umana di quella che si vive attualmente in certe zone dell’Africa, in particolare nei paesi del corno d’Africa soggetti da anni a scontri di guerre tribali, o in altri paesi ove la carestia domina sovrana e fa soffrire i bambini con una situazione di fame e spesso con morti premature. Allora il nostro grido non è quello di Trump o di Salvini, ma piuttosto “Humanity first”. Il nostro interesse è rivolto verso qualsiasi uomo o donna o bambino che soffre. In epoca di globalizzazione ci si interessa dell’economia, degli scambi commerciali, dei dazi, dei prodotti, ma si perde di vista l’uomo, o meglio la dimensione umana con cui ciascuno deve fare i conti. “Humanity first” dovrebbe essere il motto non solo per ogni cristiano, anzi per il cristiano serio dovrebbe essere d’obbligo, ma il motto dovrebbe trovare posto in ogni mente ed in ogni cuore che sia sensibile ai valori umani fondamentali. Non so di che nazionalità siano quei poveretti che da parecchi giorni hanno vagato per il mare Mediterraneo in cerca di un porto in cui sbarcare per sopravvivere, so però per certo che si tratta di creature umane; per il momento vanno salvate, sbarcate, rifocillate, ricoperte e poi si valuterà se secondo le norme internazionali hanno diritto d’asilo. Gesù ci dice: va e fa anche tu quello che ha fatto il samaritano, non certo come hanno fatto il sacerdote e il levita che di fronte al viandante mezzo-morto hanno guadato e tirato dritto.